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Inviato da avatar Giuseppe Civati il 29-07-2013 alle 10:50 Leggi/Nascondi

Il consumo di suolo, all’interno del dibattito politico italiano, viene trattato come il solito “capriccio degli ambientalisti”, e per questo relegato agli ultimi posti di qualsiasi agenda di governo. Al contrario, la questione ha riflessi che entrano nella quotidianità di ciascuno di noi, ponendosi al centro non solo della questione ambientale, ma anche di quella fiscale, occupazionale e culturale. Ci auguriamo, perciò, che su questo tema possa passare una linea politica rigorosa, nonostante lo schema politico attuale non lo faccia troppo pensare.

Una linea politica che tenga assieme, appunto, aspetti ambientali e occupazionali, aspetti culturali e fiscali. Perché quando parliamo di suolo parliamo di una risorsa che genera cibo e materie prime rinnovabili: un ettaro di cibo assicura una corretta alimentazione per sette persone ogni anno. E parliamo di un filtro in grado di regolare il bilancio idrogeologico e di trattenere anidride carbonica. Il suolo, inoltre, è il luogo fisico dei nostri insediamenti. Ed ecco quindi la questione fiscale, che nelle dinamiche impazzite proprie di questo Paese ha fatto si che il consumo di suolo fosse una fonte di finanziamento fondamentale per la parte corrente dei bilanci comunali. E per la rendita fondiaria. Ed è, infine, su questo luogo fisico che, in Italia, si sono sedimentate tradizioni e bellezze, che una gestione urbanistica, viabilistica e paesistica corretta possono trasformare in volano economico.

Per dare un’idea della portata del fenomeno è sufficiente citare un dato: ogni giorno, in Italia, si consumano 100 ettari di suolo. Un ettaro corrisponde a circa due campi da calcio. Nella sola Lombardia, ogni giorno viene urbanizzata una superficie pari a sette volte la Piazza del Duomo di Milano. Ogni giorno. Tutto ciò avviene in maniera del tutto svincolata dalla crescita demografica, come dimostra il caso limite del Friuli Venezia Giulia, dove tra il 1980 e il 2000 si è verificato un calo demografico mentre, allo stesso tempo, si urbanizzavano 8.000 metri quadrati di suolo ogni giorno. Il risultato? In questi venti anni sono stati urbanizzati 1062 metri quadrati di suolo per ogni abitante perso.

Ecco perché la necessità di una legge sul suolo che parta da una definizione banale, ma che al momento non esiste: la definizione stessa di suolo. Per poi considerare il problema da tutti i punti di vista a cui abbiamo accennato.

Una problema prioritario a cui è necessario dare una risposta. Tutti insieme, perché è problema di tutti noi.

In allegato sono disponibili alcuni documenti scritti e un video (che di volta in volta integreremo con altri) che abbiamo ritenuto possano portare dei contributi qualificati alla discussione.

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