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Inviato da avatar Maddalena Gibelli il 04-09-2013 alle 16:25 Leggi/Nascondi

Constato con piacere che si torna a discutere di consumo di suolo, della necessità di attivare provvedimenti efficaci per la sua conservazione e che si cerchi di approfondire questo tema per migliorare il più possibile le diverse proposte di legge che popolano lo scenario politico. 

Peccato che le stesse voci che oggi dibattono in questo sito, e altre, non siano state ascoltate anni prima quando già il fenomeno della cementificazione mostrava in modo chiaro i suoi potenziali distruttivi (fine anni ’90).

Piangere sul latte versato non serve, però serve capire perchè nulla è stato fatto per frenare il fenomeno. La realtà è che sono state inventate delle regole, fiscali in primis, tali per cui consumare suolo conveniva a tutti. Allego a questo proposito, come contributo personale al dibattito, un editoriale dell'aprile 2013, pubblicato sulla rivista Reticula di ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca e Protezione Ambientale).

La  questione da approfondire è il tipo di strumentazione adatta a risolvere il problema: bene la legge, ma non basterà fino a che non si predisporranno condizioni tali per cui sia conveniente conservare il suolo, anzichè consumarlo. Si è visto troppe volte come, in Italia, anche le leggi più restrittive prima o poi siano state "gabbate" o, semplicemente, cambiate. E' evidente che fino a quando la fiscalità continuerà a premiare chi consuma risorse non rinnovabili, l'economia si servirà di queste per crescere.  Quindi è necessario un ripensamento profondo sul senso della fiscalità che porti a nuovi scenari in cui chi produce servizi ambientali non solo sia defiscalizzato, ma anche ricompensato degnamente per i servizi erogati. Al contrario, chi consuma risorse non rinnovabili, dovrebbe, quanto meno, pagare in misura equa il danno prodotto ai beni comuni sottratti, anche perché la cementificazione ha aumentato enormemente i costi complessivi di gestione e manutenzione del territorio pagati da tutti i cittadini. Costi che non possiamo più permetterci.

A questo proposito varrebbe la pena fare i conti bene, dato che, in parecchi casi, il recupero di suolo da aree impermeabilizzate può essere, nel tempo, più sostenibile ambientalmente ed economicamente rispetto alla conservazione del cemento e delle infrastrutture che l’urbanizzazione richiede e che costano anche se non utilizzate.

Gioia Gibelli

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