Il commercio dei materiali edili è, forse, quello di cui è praticamente nulla la tracciabilità a causa della diffusione dei punti vendita. Ne deriva che la nuova edificazione è la migliore "lavanderia" di denaro "sporco". Prova ne è la capacità da parte degli operatori del settore di mantenere costante il prezzo a mq nella nuova edilizia, a costo di attesa di anni per la vendita, considerato il calo della domanda, in presenza del calo demografico soprattutto nei centri maggiori. Ciononostante strumenti urbanistici promossi in amministrazioni di qualunque matrice politica continuano a prevedere l'incremento edilizio, ammantato, possibilmente, dalla qualità del prodotto, spessissimo griffato da archistars che propongono dappertutto gli stessi progetti (vedi il "crescent" e "le vele" di Bofill) Il danno che ne deriva è molteplice: la fissazione di prezzi alti trascina verso l'alto tutto il mercato, ivi compreso quello dell'affitto. Nel frattempo la crisi economica induce alla vendita non pochi proprietari, costretti a trovare soluzioni abitative nei centri limitrofi dove, l'incremento della domanda, induce ad ulteriore distruzione di territorio. Rispolveriamo, con urgenza, la proposta di legge Sullo che nel lontano 1962 avrebbe potuto ben altrimenti garantire lo sviluppo delle noistre città e la tutela del territorio. Ma nel frattempo sollecitiamo l'apertura di indagini sui flussi di denaro indirizzati verso l'attività edilizia.